Parla una donna/A Udine, vi sono donne?

A Udine, vi sono donne?

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A Udine, vi sono donne?

Freme, in fondo al cuore ansioso di migliaia di donne, questa domanda, strana, stranissima: e quante di esse, non osano pronunziarla, a voce alta, per una invincibile timidità; e quante di esse, hanno scorno di mostrare il sentimento che le spinge a fare, a sè stesse, ma non ad altri, questa domanda; e qualcuna, soltanto qualcuna, più anelante e più impetuosa delle altre, ha il coraggio di chieder questo, non a lui, che è lontano, ma ad altri, a coloro che son venuti in licenza: e fa la domanda con una finta disinvoltura, e finge, anche, di non curare la risposta che, quasi sempre, è impregnata della benefica, fraterna ipocrisia maschile! «A Udine, vi sono donne?» Quale incoerenza, non è vero, e quanta stranezza, in questo sordo tormento dell’a[p. 109 modifica]nima feminile, che possa esservi nella bella città di Udine? Forse che solo Udine è in contatto diretto, col fronte di guerra? Forse che solo Udine, è prossimissima al fronte di guerra? E tutte le altre città, quasi quasi di frontiera, e, adesso, non più di frontiera, fortunatamente, tutte le altre, più grandi, più piccole, Brescia e Verona, Treviso e Belluno, perchè non suscitano questa curiosità muliebre, che viene da una sottile pena intima? Perchè le donne non si domandano, se vi sieno donne a Palmanova o a Tolmezzo? Perchè non si chieggono, se vi sieno donne a Cividale del Friuli o a Bormio? Chi sa mai! Tutte quante, le gelosissime come il gelosissimo Otello, le gelose ardenti e le gelose pacate, quelle che sono gelose e non possono nasconderlo, quelle che sono gelose e lo dissimulano perfettamente, mentre pure soffrono, tutte quante, si sono fissate su questa città di Udine. Così per una specie di stratificazione intellettuale e sentimentale, tutte pensano e credono che la gentile, la simpatica Udine, essa sola, fra tutte le altre città in direttissimo contatto col fronte, sia la Parigi della zona di [p. 110 modifica]guerra, e che in questa Parigi, chiamiamola ancora così, sieno raccolte tentazioni feminili misteriose e arcane, per cui coloro che non sono al fuoco, che possono, in automobile, lasciare la loro zona e raggiungere Udine, coloro che hanno o si procurano — ah, una donna gelosa suppone tutto! — una missione a Udine, una piccola missione di due giorni, di un giorno, di una serata, a Udine, trovano quello che cercavano, cioè trovano Colei che li aspetta.... Colei, chi? Questo non si sa, questo non può saperlo, la donna che sta a Firenze o a Napoli, o a Messina, o a Genova; essa non sa, non saprà mai, forse, chi è Colei, ma essa è convinta la napoletana, la fiorentina, la messinese, la genovese, è convintissima, che Colei è a Udine....

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.... «Ebbene, capitano, vi sono donne, a Udine?» E il capitano in licenza di quindici giorni, a cui una giovane signora, a cui una signorina fa questa domanda, questo capitano, [p. 111 modifica]se è, come accade spesso, un uomo semplice e bonario, risponde: no, non credo. La sua interlocutrice ha un lieve sospiro di sollievo, che cerca di reprimere, un fugace sorriso passa sulle sue labbra pallide: quando, il bonario capitano, purtroppo soggiunge: Perchè, veda, signora o signorina, io non mi ci son mai fermato, a Udine. E subito le mani della signora, della signorina si fanno di gelo, per la delusione. Quanti capitani, sono venuti, in licenza, a cui è stata fatta la medesima domanda! Talvolta, questo capitano, a cui si rivolge questa insidiosa frase, intende subito che cosa essa nasconda: egli dà una rapidissima occhiata a colei che tanto gli chiede, e se è una signora, a cui egli, forse, s’interessa e, questa domanda, egli intende, come sia fatta per un altro, non presente, lontano, lontano, egli si dà il piccolo gusto malizioso di rispondere: Certamente che vi sono donne.... come dapertutto. La signora si confonde, tace, si rattrista. Talvolta, questo capitano è interrogato da una signorina, che sotto le apparenze briose, cela una segreta tortura del cuore: ed è sorridendo, scherzando, ridendo, [p. 112 modifica]anzi che la fanciulla dice: Mi dica la verità, lei che è così sincero, signor capitano: vi sono donne, a Udine? Il capitano è certo un uomo sincero: ma è, anche, un uomo accorto: ma sa, anche, che cosa si possa nascondere sotto il brillante sorriso di una fanciulla che ha qualcuno al fronte. E allora, nitidamente, egli risponde: Donne, a Udine? Nemmeno per sogno! Così, per poco, l’ombra si dirada, da un’anima velata di tristezza. Per poco: per così poco! Giacchè tutte quelle che uniscono alla profonda malinconia dell’assenza, della lontananza, anche il piccolo tarlo roditore del dubbio, tutte quelle che soffrono per i pericoli probabili della guerra e che si agitano, intimamente, per qualche altro pericolo, non si accontentano di quello che loro rispondono i buoni capitani, i buoni tenenti, che sono venuti in licenza: non se ne possono accontentare: ed esse ricominciano a sognare una Udine, piena delle donne più affascinanti che vi sieno giunte, da tutte le parti, che abbiano reso Udine simile a Parigi, la deliziosa Parigi, la infernale Parigi.


.... Autunno 1915.