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(4494-4495) | pensieri | 429 |
come nobiltà, ricchezza, potenza e simili). (Rosini) (26 aprile).
* Coraggio propriamente detto non si dà in natura, è una qualità immaginaria e di speculazione. Chi nel pericolo non teme, non pensa al pericolo, o abituato a non riflettere, o avvezzo a quei tali casi, o distratto da faccende o da altri pensieri in quel punto. Chi pensa al pericolo, teme; eccetto se la morte, o quel qualunque danno imminente, nell’opinion sua non è male. In tal caso, quel pericolo non è pericolo a’ suoi occhi. Ma creder male una cosa, conoscersi in pericolo d’incorrervi, aver presente al pensiero il pericolo, e non temere; questo è il vero coraggio; e questo è impossibile alla natura. I cosí detti coraggiosi, rimangono maravigliati quando ne’ pericoli veggono altri che temono; e dimandano perchè. Essi non si erano accorti del rischio, o vi avevano fatto piccolissima attenzione. Vedi un tratto di Carlo XII re di Svezia, assediato in Stralsund, ap. Voltaire, liv. 8, ed. Londra, 1735, t. II, p. 160-1 (26 aprile 1829). (4495)
* Μακαρίζω, εὐδαμονίζω, μακαριστέος ec. Noi non abbiamo che invidiare invidiabile ec. (e cosí i francesi porter envie, digne d’envie, ec.), voci assai dure e incivili. Piú umana, o per dir meglio, piú civile in ciò, come in tante altre cose, anche la lingua dei greci (26 aprile) Féliciter francese si accosta talvolta a μακαρίζειν, per metafora, specialmente nel senso reciproco.
* Ventare, sventare - ventolare, sventolare, ventilare (latino ventilo), venteggiare.
* Pargoleggiare ec. Vanare - vaneggiare. Per esser vano Vedi vaneggiare anche nel Petrarca, Tr. del Tempo: E vedrai ’l vaneggiar di questi illustri (26 aprile).
* Tinea (noi tigna), teigne, intignare ec. - tignuola. Vedi Forcellini