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362 | pensieri | (4428-4429) |
cialmente, e come molti l’accusano; ma di sua natura esclude la misantropia, di sua natura tende a sanare, a spegnere quel mal umore, quell’odio, non sistematico, ma pur vero odio, che tanti e tanti, i quali non sono filosofi, e non vorrebbono esser chiamati né creduti misantropi, portano però cordialmente a’ loro simili, sia abitualmente, sia in occasioni particolari, a causa del male che, giustamente o ingiustamente, essi, come tutti gli altri, ricevono dagli altri uomini. La mia filosofia fa rea d’ogni cosa la natura, e discolpando gli uomini totalmente, rivolge l’odio, o se non altro il lamento, a principio piú alto, all’origine vera de’ mali de’ viventi ec. ec. (Recanati, 2 gennaio 1829). Vedi p. 4513.
* Quanto male, dal vedere che le radici di certe lingue non hanno somiglianza alcuna con quelle di certe altre, si concluda (come fa il Niebuhr, Storia Romana, p. 44, edizione inglese) e contro l’affinità istorica di esse lingue, e contro l’unità di origine dei linguaggi umani; si può raccogliere dal considerare le radici di quelle lingue le cui relazioni ci sono note. Figuriamoci che la lingua latina e la francese ci fossero quasi sconosciute; che si sapesse però che nell’una di quelle il giorno si chiamava dies, nell’altra jour: vi sarebbe egli alcuno che, non dico scoprisse, ma immaginasse, sospettasse solamente, la menoma analogia fra queste due voci? le quali non hanno comune neppure una lettera? E pur la francese deriva immediatamente dalla latina, essendo una semplice corruzione di diurnus o diurnum (sottinteso tempus), che nel latino basso o rustico si usò in vece della voce originale dies. Vedi p. 4442. E malgrado che il latino e il francese e la derivazione dell’una dall’altra sieno (4429) conosciutissimi, pure è probabile che neppure i dotti avrebbero indovinato l’etimologia della parola jour se non si fosse anche conosciuta la corrispondente