Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(4409-4410-4411) | pensieri | 345 |
Licurgo, che li portò a Sparta, cioè portò seco rapsodi che li cantavano, dalla Ionia (14 ottobre 1828). (4410)
* Les dieux sont jaloux, dit Homère (Il., VII, 455), non seulement du succès, mais de l’adresse et du talent. Toute prospérité mortelle fait ombrage à l’orgueil divin. On trouve chez les Grecs modernes un vestige assez curieux de cette ancienne idée, que les dieux sont jaloux de tout ce qui est distingué. Ils considèrent la louange comme pouvant attirer les plus grands malheurs sur la personne qui en est l’objet, ou qui est propriétaire de la chose qu’on admire; et ils demandent avec instance au panégyriste indiscret de détourner l’effet de ses éloges par quelque signe de mépris qui désarme le corroux céleste (Pouqueville, Voy. en Morée). Ib., ch. 6, p. 344-5, testo e note. L’origine di ciò potrebbe però essere anco il timore delle concussioni turche, e la schiavitú (14 ottobre 1828).
* La morte consideravasi dagli antichi come il maggior de’ mali; le consolazioni degli antichi non erano che nella vita; i loro morti non avevano altro conforto che d’imitar la vita perduta; il soggiorno dell’anime, buone o triste, era un soggiorno di lutto, di malinconia, un esilio; esse richiamavano di continuo la vita con desiderio, ec. ec. Sopra tutte queste cose da me osservate altrove, vedi Constant, ib., liv. 7, ch. 9, t. III (14 ottobre 1828).
* Gli antichi dèi della Grecia ec. erano nell’immaginazione de’ greci ec. e ne’ loro simulacri ec. di figura mostruosa e spaventevole; abbellita a poco a poco col progresso della civiltà: segno che l’origine della religione fu il timore ec., come dico altrove. Vedi ib., ch. 5 (14 ottobre 1828). (4411)