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(4321-4322) | pensieri | 267 |
et la moitié du quinzième sans nullement faire tort à la marche de l’action; c’est que le poëte ne les avait jamais réunis et n’avait jamais pensé faire un grand poëme. D’un autre côté l’Iliade et l’Odyssée ont des lacunes que les diaskeuastes n’ont pas été capables de cacher. Dans l’Iliade le premier et le cinquième chants commencent par les mêmes récits: dans le cinquième les événemens sont racontés comme si le poëte n’en avait jamais parlé. Les débuts des deux poëmes paraissent avoir été ajoutés par les diaskeuastes. Suivant l’usage de l’ancien temps, les homérides faisaient précéder leurs chants d’une invocation religieuse. Ce sont-là les prétendus hymnes homériques qui n’ont de commun avec le grand poëte que d’avoir été chantés pour le début de ses morceaux liriques. D-g. (Depping) Bulletin de Férussac, loc. cit. alla p. 4312, octobre 1824, tome II, art. 239, p. 231-234.
In questa ipotesi, che è quasi una transazione coll’opinion comune, poiché riconosce l’esistenza di Omero, ed ammette in qualche modo (4322) l’unità di autore dell’Iliade e dell’Odissea, a differenza di Wolf che attribuisce quei poemi a vari autori, e di B. Constant, che li attribuisce a due; io ammetto assai volentieri che Omero, non avendo nessuna idea di quello che fu poi chiamato poema epico, né anche avesse alcun piano o intenzione di comporne uno, cioè di fare una lunga poesia che avesse un principio, mezzo e fine corrispondenti, che formasse un tutto rispondente ad un certo disegno, che avesse una qualunque circoscritta e determinata unità. Credo che incominciasse le sue narrazioni dove ben gli parve, le continuasse indefinitamente senza proporsi una meta, le terminasse quando fu sazio di cantare, senza immaginarsi di esser giunto a uno scopo, senza intender di dare una conclusione al suo canto, né di aver esaurita la materia o de’ fatti, o del suo piano, che nessuno egli n’ebbe.
Aggiungo che credo ancora che i suoi versi fossero