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(4309-4310) pensieri 257

della costui prosperità chiama la divinità invidiosa τὸ θεῖον πᾶν ἐὸν (cioè ὂν) φθονερόν (29 giugno 1828).


*    Paul-Louis Courier, Lettre à M. Renouard, libraire, sur une tache faite à un manuscrit de Florence, parlando del Longo di Amyot, da lui corretto nei luoghi dove la traduzione non rispondeva al testo, e supplito colla traduzione nuova del frammento fiorentino: Mais ce n’est pas seulement le grec et le français qui m’ont servi à terminer cette belle copie (la traduzione d’Amyot), après avoir si heureusement  (4310) rétabli l’original (cioè completato il testo colla scoperta del supplemento fiorentino); ce sont encore plus les bons auteurs italiens, d’oú j’ai tiré (per questo lavoro) plus que des nôtres, et qui sont la vraie source des beautés d’Amyot; car il fallait, pour retoucher et finir le travail d’Amyot, la réunion assez rare des trois langues qu’il possédait et qui ont formé son style (Firenze, 30 giugno 1828).


*    Una donna di venti, venticinque o trenta anni ha forse piú d’attraits, piú d’illecebre, ed è piú atta a ispirare, e maggiormente a mantenere, una passione. Cosí almeno è paruto a me sempre, anche nella primissima gioventú: cosí anche ad altri che se ne intendono (M. Merle). Ma veramente una giovane dai sedici ai diciotto anni ha nel suo viso, ne’ suoi moti, nelle sue voci, salti ec. un non so che di divino, che niente può agguagliare. Qualunque sia il suo carattere, il suo gusto; allegra o malinconica, capricciosa o grave, vivace o modesta; quel fiore purissimo, intatto, freschissimo di gioventú, quella speranza vergine, incolume che gli si legge nel viso e negli atti, o che voi nel guardarla concepite in lei e per lei; quell’aria d’innocenza, d’ignoranza completa del male, delle sventure, de’ patimenti; quel fiore insomma, quel primissimo fior della vita; tutte queste cose, anche senza innamorarvi, anche senza interessarvi,

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