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62 pensieri (3612-3613-3614)

sima, malgrado i tristi effetti ch’ella può produrre, e malgrado ch’ella soglia altresí essere biasimata (perocché altro è il biasimare altro l’odiare), e che i filosofi o gli educatori prescrivano di svellerla dall’animo o di frenarla. E certo in un giovane, e quasi anche generalmente, ella è molto piú amabile che la pazienza. E ciò si vede tuttodí nella vita. Però il carattere di Rinaldo è molto piú simile ad Achille, e molto piú poetico, amabile e interessante che quello di Enea. O si può, se non altro, dire con verità che Rinaldo è tanto piú amabile di Enea, quanto Enea di Goffredo. Del resto, Enea ha passato e passa molte sciagure prima di giungere a stato felice. Ma la compassione ch’elle cagionano non è grande, perch’ella cade sopra un soggetto che il poeta ha creduto di dover fare piú  (3613) stimabile che amabile; e perché in oltre non si compatisce molto colui che nella sciagura e nel male mostra quasi di non soffrire.


     Da tutte queste considerazioni risulta che l’Iliade, oltre all’essere il piú perfetto poema epico quanto al disegno, in contrario di quel che generalmente si stima, lo è ancora quanto ai caratteri principali, perché questi sono piú interessanti che negli altri poemi. E ciò perché sono piú amabili. E sono piú amabili perché piú conformi a natura, piú umani, e meno perfetti che negli altri poemi. Gli autori de’ quali, secondo la misera spiritualizzazione delle idee che da Omero in poi hanno prodotta e sempre vanno accrescendo i progressi della civiltà e dell’intelletto umano, hanno stimato che i loro Eroi dovessero eccedere il comune non nelle qualità che natura mediocremente dirozzata e indirizzata produce e promuove (le quali dalle nostre opinioni sono in gran parte e ben sovente considerate per vizi e difetti), ma in quelle che nascono e sono nutrite dalla civiltà e dalla coltura e dalle cognizioni e dall’esperienza  (3614) e dall’uso degli affari e della vita sociale, e dalla sapienza e sa-