(3600-3601-3602) |
pensieri |
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o altra cosa qualunque che produca tale interesse, il cuore v’ha sempre parte. E dov’ei non l’ha, o quello non è vero interesse, ma egoismo (come chi s’interessa per chi gli è utile o piacevole, o tale lo spera, e ci s’interessa con relazione diretta e immediata a se medesimo e al suo proprio vantaggio), o è ben debole, e per lo piú inefficace, come quello ch’è prodotto dal solo dovere in quanto dovere, sia di natura sia di che che si voglia, o da altra tale cagione. Or quello interesse ch’è tutto nel cuore, o dove il cuore ha parte, o è amore o specie di amore. Non può dunque il poeta render molto interessante colui ch’e’ non sa o non si propone di rendere amabile. È proprio della poesia il destar la meraviglia e pascerla. Ma oltre che questa passione (3601) non può esser molto durevole, e quando pure lo fosse, il maraviglioso, s’altro non l’accompagna, presto sazia; l’interesse che può concepirsi per una persona solamente ammirabile non può esser che debolissimo. Si può dir di questo interesse appresso a poco quel medesimo che abbiam detto dell’interesse prodotto e sostentato dalla curiosità (il quale può anche esser piú durevole di quello, perché la curiosità può durar molto piú della meraviglia, la quale spesso, e ne’ poemi forse sempre, si è obbietto della curiosità, ch’è specie di desiderio, e l’obbietto conseguito per poco spazio diletta). E tornando a mirar nella vita, possiamo veder tuttodí quanto sia debole e inefficace e passeggero l’interesse che producono l’ammirazione o la stima, ancorché somma; seppure interesse alcuno, degno veramente di tal nome, è mai prodotto da queste qualità. Or dunque volgendoci a’ poemi epici veggiamo nell’Odissea che Ulisse, molto stimabile, in molte parti ammirabile e straordinario, in nessuna amabile, benché sventurato per quasi tutto il poema, niente interessa. Ei non è giovane, anzi n’è ben lontano, benché Omero si sforza di (3602) farlo apparire ancor giovane e bello per grazia speciale degli Dei,