fanno amatissimo chi le possiede. Ciò avviene anche oggidí e sempre avverrà (e veramente Achille è un personaggio completamente amabile: non sarebbe tale se mancasse dei detti difetti). Nondimeno s’elle si trovassero oggi in una persona civile in quel grado in cui Omero le dipinge in Achille, esse parrebbero certamente eccessive, e mal riuscirebbero; ma ben bisogna distinguere i tempi antichissimi da’ moderni, e la misura conveniente a nazioni semirozze da quella che può star bene nelle civili. Del resto poi il poema epico in qualunque secolo dee proporre un personaggio che sia singolare, e le cui qualità eccedano le ordinarie anche quanto alla misura. Questo personaggio non dev’esser solamente amabile ed ammirabile ma mirabilmente amabile, e singolarmente ammirabile. Il Tasso si guardò bene dal dar negli eccessi per questa parte, rispetto a Rinaldo. Ei gli diede le dette qualità, per le quali lo fece amabile (mentre Goffredo non lo è), e perché amabile, interessante assai piú di Goffredo (quanto può essere quel leggiero interesse che si prende per uomini non isventurati, e in impresa che non può piú starci a cuore, secondo il già detto in tal proposito). (3598) Se il Tasso eccedette in Rinaldo, ciò fu piuttosto dal lato contrario. Cioè nel farlo ancor troppo ragionevole, troppo pio e devoto. Colle quali qualità ei si credette di ornarlo e renderlo piú interessante, e si stimò in dovere di attribuirgliele, e facendo altrimenti avrebbe creduto di peccare, non solo contro la morale o la religione, ma contro la poesia e contro il buon giudizio e contro la proprietà del poema epico. Egli arriva sino a farlo confessare e far la sua penitenza sul monte Oliveto, prima di andare all’impresa del bosco (c. XVIII, stanza 6-17). Egli avrebbe creduto lasciare una gran macchia nell’onor di Rinaldo e una grande mancanza nella stima de’ lettori verso di lui, s’e’ non gli avesse fatto purgar la coscienza ed assolverlo