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*    Acertado per que acierta o que suele acertar, tanto di persona quanto di cosa. D. Quijote, parte II, cap. 25, verso il fine, cap. 26, un poco sotto il principio ec. (12 marzo 1824).


*    Ἐθέλω per δύναμαι ec., del che altrove. Vedi Luciano, Opera, 1687, tom.I, p. 222, linea 10, in Dearum iudicio, e Platone, Phaedon: Opera, Astii, t. I, p. 478, B. (12 marzo 1824).


*    Il nostro pronome si, massime nel dir toscano, spessissimo ridonda, per grazia e proprietà di lingua e per idiotismo, contro le leggi grammaticali delle favelle. Cosí fra’ latini il pronome sibi (a cui risponde il nostro si, che ne’ detti casi, non so se tutti, è dativo, come in se n’andò e simili), massime appo gli antichi, e questi comici, onde siffatto uso dovette esser proprio del dir volgare o familiare. Vedi il Forcellini in Sui (13 marzo 1824). Vedi qui sotto.


*   Essere in se (être en soi ec. Vedi i dizionari francese e spagnuolo) - ἐν ἑαυ εἶναι. Vedi Luciano nel Dial. di Nettuno e Polifemo; Opera, 1687, t. I, p. 241, fine. Cosí esso ed altri sovente. Il Forcellini non ha nulla in proposito, né in Sui, né in Sum (13 marzo 1824).


*    Carra plurale di carro (14 marzo, seconda domenica di Quaresima, 1824).


*    Necessitado per que necessita, cioè ha menester, e si unisce anche col genitivo, come il suo verbo. D. Quijote in piú luoghi. Quanto ad errado, di cui altrove, notisi che in ispagnuolo si dice anche errarse. D. Quijote, parte II, cap. 27, se havia errado (avea sbagliato) (14 marzo 1824).