Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/364

(3987-3988) pensieri 359



*    A proposito dello spirito denso dei greci mutato in s ec. si può notare lo spagnuolo sombra (coi derivati), cioè ombra da umbra. E forse qua spetta anche il francese sombre. Vedi il glossario ec. ec. (16 decembre 1823). (3988)


*   Bello non assoluto. I greci e i romani (erano nazioni di buon gusto?) pregiavano, almeno nelle donne, la fronte bassa, e l’alta stimavano difettosa, per modo che le donne se la coprivano ec. Vedi le note del De Rogati alla sua traduzione di Anacreonte ode 29, sopra Batillo. Sul coprire o mostrar la fronte il che e la quale ha tanta parte nel differenziare le fisonomie, né gli antichi, né i moderni, né la moda oggidí è mai d’accordo con se stessa. Non è dubbio che quella nazione di cui parla Ippocrate (vedi la p. 3960), avvezza a non vedere che teste lunghe, benché tali essi ed esse a dispetto della natura, pur contuttociò naturalmente avrebbe e avrà sentita una mostruosità e bruttezza notabilissima e, secondo lei, incontrastabile ogni volta che avrà veduto teste, non dico piatte, ma discrete ec. Cosí dite degli altri barbari di cui p. 3962. E cosí di cento mila altri usi contro natura, selvaggi o civili, antichi (greci, romani ec). o moderni ec. spettanti alla conformazione o reale o apparente (come quella de’ guardinfanti ec.) del corpo umano (16 decembre 1823).


*    Il v non è che aspirazione ec. Del digamma eolico vedi la grammatica del Weller, Lips., 1756, p. 65. — È uso della lingua italiana l’omettere o l’aggiungere il v nei nomi massime aggettivi in ío.1 Nel dire io o ivo spessissimo varia sí la lingua scritta da se stessa (natio-nativo), sí il volgare dalla scritta (stantio, volgarmente stantivo, e viceversa in altri casi) e da se

  1. Cosí in latino: per esempio, vedi Forcellini in Dium. E certo da δῖος dev’essere divus; e vedi Forcellini in Divus.