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(3888-3889) pensieri 267

si ristringeva ne’ suoi effetti alla sola politica, diplomatica, affari pubblici. Naturalmente i suoi effetti si stendevano a tutte le parti della società e del civile consorzio. V’era una vita in Italia. Or dunque tutte le parti della nazione e della società ne partecipavano, come suole accadere. Quindi lo splendor delle arti, le grandi imprese di edifizi ec., massime in Roma, sede della piú importante politica italiana ec. la Chiesa di S. Pietro, le scolture, le pitture, le poesie, le orazioni, le storie, il secolo di Leon X, la industria, il commercio ec. Massime nel cinquecento. ma dipoi ancora, fino alla rivoluzione,  (3889) Roma riunendo e ponendo in azione gli spiriti di conto sí propri, sí italiani, sí forestieri, e dando materia agl’ingegni di svilupparsi, e occasione ai già sviluppati di concorrere ad essa e quivi esercitarsi, stante l’esser sede d’importanti affari; ebbe spirito di società, e conversazioni ec. sempre decrescenti, fino ad estinguersi, ma pur non estinte affatto fino agli ultimi anni. ec. ec. (17 novembre 1823).


*    Come altrove ho dimostrato, il solo perfetto stato di una società umana stretta, si è quello di perfetta unità, cioè d’assoluta monarchia, quando il monarca viva e governi e sia monarca pel ben essere de’ suggetti, secondo lo spirito la ragione e l’essenza della vera monarchia, e secondo che accadeva in principio. Ma quando l’effetto della monarchia si riduca in somma a questo, che un solo nella nazione, viva, e tutti gli altri non vivano se non se in un solo e per un solo, e i suggetti servano unicamente al ben essere del monarca, in vece che questo a quelli, e che l’effetto e la sostanza dell’unità della nazione sia questo, che quanto essa unità è piú perfetta, tanto la vita e il ben essere piú si ristringa in un solo, o almeno lo spirito d’essa unità e il proposito della costituzion nazionale miri in effetto a questo fine; allora è certamente meglio qualsivoglia altro stato; perocché senza