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(3828-3829) pensieri 213

perfetto né supino), e così forse altri composti di vetero. Dunque se v'[è] invetero, e se a questo spetta inveteravi, atum, atus, dovette avervi anche vetero, e suo esser veteravi, atus ec. E così discorrasi di tanti altri verbi originali di quelli in sco, de’ quali mancando il semplice si trovano però i loro composti, a’ quali ordinariamente si attribuiscono i perfetti e supini che loro convengono, mentre quelli de’ semplici, se i semplici non si trovano, s’attribuiscono ai loro semplici derivati in sco.

Irascor sta nel Forcellini senza supino né perfetto. Trovasi iratus. Vero participio, benché forse, almeno in certi casi, aggettivato, come tanti altri. Or donde viene questo participio? Non dimostra egli un verbo della prima? un verbo onde venga sì egli sì irascor? Cioè un antico iror, conservato nell’italiano (irare, adirare, airare ec. con lor derivati ec.); e vedi gli spagnuoli (4 novembre 1823).


*    Alla p. 3710. Da’ verbi della seconda si fanno quelli in esco, dalla terza si fanno in isco, cosí dalla quarta, come scisco; dalla prima, in asco; del che vedi gli esempi nel pensiero precedente, ed aggiungi labasco e labascor da labo as, e simili. In Labasco nel Forcellini trovo il nome appellativo e speciale de’ verbi in sco. Essi si chiamano presso i grammatici, verba inchoativa (4 novembre 1823). Vedi p. 3830, fine.


*    Adito as da adeo is-itum (4 novembre 1823).


*    Al detto altrove del verbo bitere, aggiungi quello che ha il Forcellini in adito as. E nota come anche quell’esempio,  (3829) il quale, secondo il Forcellini, è appoggiato da tutte l’ottime edizioni, la coniugazione di bito fu la prima. Si adbites. Certo questo è presente congiuntivo e non futuro indicativo. Almeno sen può ben dubitare. E veramente io mi maraviglio come né