Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/198

(3806-3807-3808) pensieri 193

disuguali non è società ec. ec.1) Or quello che si suol dire dell’amicizia e delle secondarie società fra gli uomini io lo trasporto, e dee parimente valere circa la società del genere umano generalmente  (3807) considerata. Di tutte le specie d’animali (cosí degli altri esseri) l’umana è quella i cui individui sono, non solo accidentalmente, ma naturalmente, costante e inevitabilmente, piú vari tra loro. Come l’uomo è di gran lunga piú conformabile d’ogni altro animale, e quindi piú modificabile, ogni menoma circostanza, ogni menomo accidente (sia individuale, sia nazionale ec., sia fisico, sia morale) basta a produrre tra l’uno uomo e l’altro (e cosí fra l’una nazione e l’altra) notabilissime diversità. E come è assolutamente inevitabile la menoma varietà delle menome circostanze e accidenti, cosí è inevitabile la diversità degli umani individui ec. che ne deriva. Inevitabile si è l’una e l’altra in tutte le specie di animali, ma la seconda è molto maggiore nell’uomo, perché dal poco diverso nasce in lui il diversissimo, stante la sua somma modificabilità estremamente moltiplice, e la somma delicatezza e quindi suscettibilità della sua natura rispetto agli altri animali, come si è detto. Nel modo che la specie umana è divenuta, per la sua conformabilità, piú diversa da tutte l’altre specie animali e da ciascuna di loro, che non è veruna di queste rispetto ad altra veruna di esse; e nel modo che l’uomo nelle sue diverse età e in diversi tempi, anche naturalmente, è piú diverso da se medesimo che niuno altro animale; piú diverso l’uomo giovane da se stesso fanciullo, che non è niuno animale decrepito da se stesso appena nato; tanto che un uomo in diverse età, o in diverse circostanze naturali o accidentali, locali, fisiche, morali ec., di clima ec., native, cioè di nascita ec. o avventizie ec., volontarie o no ec., appena si può dire esser lo stesso  (3808) uomo, ed il

  1. Puoi vedere la p. 3891.