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(3781-3782) pensieri 171

Insomma, com’egli è cosa certissima che tutto il mondo è il patrimonio della forza (sia fisica, cioè vigore, sia morale, cioè ingegno, arte ec., ch’è tutt’uno), e ch’egli è fatto per li piú forti, ne segue che in una società stretta, inevitabilmente, qualunque forma se gli possa mai dare, i piú deboli individui denno essere, furono, sono e saranno la preda, la vittima, il retaggio de’ piú forti. Onde non si può assolutamente dare, molto meno fra uomini, una società stretta, che ottenga il fine della società, cioè il ben comune degl’individui che la compongono, ed il cui risultato sia il detto ben comune. Senza di cui la società non può avere ragione alcuna. In una società larga i piú forti non hanno né mezzo né occasione né desiderio né stimolo alcuno di esercitare e porre in opera la superiorità delle loro forze sopra gl’individui di essa società, se non solamente alcuna volta per accidente, in modo scarso e passeggero. Ciò ch’ei si propongono di ottenere, non è a spese della lor società, né di alcuno de’ suoi individui; esso è fuori di lei; la lor società è troppo scarsa perché alcuno possa farci sopra dei disegni, e riporre la sua felicità in beni dipendenti o appartenenti in alcun modo alla medesima società, di cui appena si avveggono di esser parte, e che loro è, per cosí dire, fuori degli occhi, e quindi anche del pensiero, almeno il piú del tempo ec. I lupi fanno società per attaccare un ovile, ma i disegni ch’essi  (3782) formano sí nel tempo di questa passeggera società, sí nel resto, e i vantaggi che essi, e tra essi massimamente i piú forti, si propongono di ottenere, non sono sopra gli altri lupi, ma sopra le pecore. Se poi nella division della preda nasce fra loro qualche discordia, e se in questa i piú forti hanno il piú, queste son cose accidentali e poco durevoli, e che non lasciano ne’ piú deboli alcun rancore, perché la società subito si discioglie, sicché l’effetto della discordia si limita a quei pochi momenti, e in ultimo è maggior l’utile che