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(3770-3771) pensieri 163

che a lungo andare, immancabilmente, non vi sia piú nazione a cui quel poema sia nazionale), se non di costringere l’immaginazion de’ lettori qualunque a persuaderli di esser compatrioti e contemporanei de’ personaggi del poeta, a trasportarli in quella nazione e in quei tempi ec. Illusione conforme a quella che deono procurare i drammatici ec. Or tra tutti gli epici quel che meglio l’ha procurata si è Omero nell’Iliade, siccome fra tutti gli storici Livio. Vero è che questo viene in grandissima parte da quelle tante cagioni altrove da me esposte, le quali fanno che tutte le nazioni civili in tutti i tempi sieno state e sieno per essere connazionali e contemporanee de’ troiani, greci antichi, romani antichi ed ebrei antichi. Infatti, dopo l’Iliade, il poema epico che meglio procura la detta illusione universale si è l’Eneide, perché di soggetto troiano e romano. Ma vero è ancora che, massime quanto ai troiani, le dette cagioni si riducono alla sola Iliade (ed all’Eneide),  (3771) onde l’illusione ch’essa procura non viene da cause a lei affatto estrinseche, anzi l’Iliade è tanto piú mirabile quanto essa sola, o essa principalmente (cioè aiutata dall’Eneide ec.), ha potuto rendere e rende tutti gli uomini civili d’ogni nazione e tempo compatrioti e contemporanei de’ troiani.      Questo ella consegue mediante le reminiscenze della fanciullezza ec., le quali l’accompagnano perché sin da fanciulli conosciamo l’Iliade, o i fatti da essa narrati e inventati e la mitologia in essa contenuta ec., e le prime nozioni della mitologia che apprendiamo sono strettamente legate e in buona parte composte delle invenzioni d’Omero ec. ec. Ma tutto questo non sarebbe né sarebbe stato se l’Iliade non fosse sempre stata cosí celebre. Né cosí celebre sarebbe stata sempre senza il suo sommo merito. Vero è che questo non ha che fare in particolare colla condotta ec. ec. (25 ottobre 1823).