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(3724-3725) pensieri 133

da iuvavi o per evitare quel doppio v,1) o per effetto della pronunzia accelerata e confondente que’ due v insieme: confusione e accelerazione passata poi in regola, onde venne iuvi solo perfetto di iuvo e con un v solo e semplice. Perfetto che viene a essere anomalo, ma anomalia di cui ben si conosce l’origine e la cagione. Ora nel supino iuvo ha iutum per iuvatum. Participio anomalo, della cui anomalia non si conosce origine né cagione se non dicendo ch’egli è formato dal perfetto, il quale essendo iuvi, ne vien di ragione iutum, cosí bene come da iuvavi verrebbe iuvatum. Vedi Forcellini in Juvo, fine. Si potrebbe però dire che iutum è fatto da iuvatum, per evitare quel doppio u, benché l’uno consonante l’altro vocale, e per sincope ed elisione dell’a e per effetto di pronunzia ec. E certo non si può negare, perché dà negli occhi, che qui il supino corrisponde al perfetto (e cosí in tutti i composti di iuvo; adiuvi, adiutum ec. ec.), e stolto sarebbe l’attribuire questa corrispondenza al caso, e il non volere, come sembra evidente, che l’anomalia del supino della quale non si vede ragione, venga  (3725) da quella del perfetto, la cui ragion si vede, e comparato col qual perfetto e in ragione di lui, esso supino non è anomalo ec. ec., e il voler piuttosto che l’anomalia del supino sia casuale ec. (18 ottobre 1823). Vedi p. 3732.


*    Alla p. 3687. Quando però n’hanno alcuno. Giacché grandissima, e forse la maggior parte de’ verbi in sco, non hanno né perfetto né supino alcuno e niuno gliene attribuiscono i grammatici. Altra prova che niun di loro abbia perfetto né supino proprio. Voglio dire che niun l’abbia oggidí, e avendolo, non sia il

  1. Anzi gli u in iuvavi sarebbero tre, giacché tanto era per gli antichi l’u che il v ec., onde, per esempio, in pluvi si chiamava duplex u ec. Vedi Forcellini in Luo, fine, in U ec. e l’Encyclopédie, in U ec. e l’Hofman in U ec.