(2867-2868-2869) |
pensieri |
45 |
role; e per lo piú la differenza è tale che i poco accorti ed esercitati non la veggono, ma ella pur v’è, benché picciolissima. Un autore adoprerà sempre una parola nel significato proprio, e non mai ne’ metaforici. Un altro in un significato simile al proprio, o forse proprio ancor esso, e non mai negli altri sensi. Un altro l’adoprerà in un senso traslato, ma con tanta costanza, che, occorrendo di esprimere quella tal cosa, non adoprerà mai altra voce che quella e, adoprando questa voce, non la piglierà mai in altro senso, onde si può dire che presso lui questo significato è il proprio di quella voce (come accade che i sensi metaforici de’ vocaboli pigliano spesse volte assolutamente il luogo del proprio, che si dimentica), e questo caso è molto frequente. Un altro adoprerà quella voce colla stessa costanza, o con poco manco, in (2868) un altro senso traslato, piú o meno diverso, e talvolta vicinissimo e similissimo, ma che pur non è quel medesimo. E tutta questa varietá (con altre molte differenze simili a queste) si troverà nell’uso di uno stesso verbo, di uno stesso nome, di uno stesso avverbio in autori contemporanei e compatriotti. Alla qual varietà, come ben sanno i dotti in queste materie, è da por mente assai, e da notar sempre in ciascun autore, massime ne’ classici, qual'è il preciso senso in cui egli suole o sempre o per lo piú adoperare ciascuna parola o frase. Trovato e notato il quale, si rende facile la intelligenza dell’autore e se ne penetra la proprietà e l’intendimento vero delle espressioni e si spiegano molti suoi passi che senza la cognizione del significato da lui solito d’attribuirsi a certe parole non s’intenderebbero; com’é avvenuto a molti interpreti e grammatici ec. che, spiegando questi passi secondo l’uso ordinario di quelle tali parole o frasi, e non considerandole in quello particolare ch’esse sogliono aver presso quello scrittore, o non hanno saputo (2869) strigarsi o si sono ingan-