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(3483-3484-3485) pensieri 415

glioso delle sventure e delle passioni, appresso a poco come fa oggi Lord Byron (con molta maggior cognizione però dell’une (3484) e dell’altre): tutto l’opposto di quel che si richiedeva per metterle in relazione, in conformità, e d’intelligenza con quelle degli uditori. Sventure e casi orribili e singolari, delitti atroci, caratteri unici, passioni contro natura, furono i soggetti favoriti de’ tragici greci. Tale per certo si fu l’intenzion loro, sebbene la scelta, l’invenzione, l’immaginazione non sempre corrispondesse pienamente all’intento, e talor piú talor meno, in chi piú in chi meno. Ma, generalmente parlando, e massime, torno a dire, i piú antichi tragici greci, cercarono o amarono di preferenza il sovrumano de’ vizi e delle virtú, delle colpe e delle belle o valorose azioni, de’ casi, delle fortune: al contrario appunto de’ moderni tragici che cercano in tutto questo il piú umano che possono. Quindi coloro si rivolsero per lo piú al favoloso, quindi il corrispondente apparato della scena e degli attori; quindi non solo il soggetto, ma il modo di trattarlo, di condurre il dramma, d’intrecciarlo, di recare lo scioglimento dovettero corrispondere al fine del poeta e dell’uditorio, che era in questo di ricevere in quello di produrre una sensazione delle piú vive, (3485) delle piú poetiche ec.; quindi anche gli episodii dovettero corrispondere alla natura di tale scopo e di tal dramma; quindi le furie introdotte nel teatro (nelle Eumenidi di Eschilo), che fecero abortir le donne e agghiacciare i fanciulli (vedi Fabricius, Barthelemy ec.); quindi i soggetti per lo piú lontani o di tempo o di luogo, di costumi ec. dagli spettatori, benché tanti soggetti poetici offrisse ai tragici greci la storia, non pur nazionale, ma patria, e non pur patria, ma contemporanea ec. ec.; quindi le inverisimiglianze d’ogni genere, i salti, le improvvisate (fatte, per verità, con meno arte, varietà ec. che non farebbero i moderni e che non si fa ne’ moderni drammi