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414 | pensieri | (3482-3483) |
colo (20 settembre, vigilia della festa di Maria Santissima Addolorata, 1823).
* Ne’ tragici greci (cosí negli altri poeti o scrittori antichi) non s’incontrano quelle minutezze, quella particolare e distinta descrizione e sviluppo delle passioni e de’ caratteri che è propria de’ drammi (e cosí degli altri poemi e componimenti) moderni, non solo perché gli antichi erano molto inferiori a’ moderni nella cognizione del cuore umano, il che a tutti è noto, ma perché gli antichi né valevano gran fatto nel dettaglio, né lo curavano, anzi lo disprezzavano e fuggivano, e tanto era impropria degli antichi l’esattezza e la minutezza quanto ella è propria e caratteristica de’ moderni. Ciò nel modo e per le ragioni da me spiegate altrove.
Oltre di ciò i moderni ne’ drammi vogliono interessare col mettere i lettori o uditori in relazione coi personaggi di quelli, col far che i lettori (3483) ravvisino e contemplino se stessi, il proprio cuore, i propri affetti, i proprii pensieri, le proprie sventure, i proprii casi, le proprie circostanze, i proprii sentimenti, ne’ personaggi del dramma e nel loro cuore, affetti, casi ec., quasi in un fedelissimo specchio. Si può esser certi che l’intenzione de’ greci tragici, massime de’ piú antichi, fu tutt’altra, e in certo senso contraria. Questo effetto era troppo debole, molle, intimo, recondito, sottile, perché o i poeti antichissimi fossero capaci di proporselo, o i loro uditori di provarlo, o provato, di compiacersene. Secondo la natura de’ popoli e de’ tempi meno civili, gli spettatori cercavano e i poeti si proponevano nel dramma un effetto molto piú forte e gagliardo ed éclatant, delle sensazioni molto piú fiere, piú energiche, piú prononcées; delle impressioni molto piú grandi; ed al tempo stesso meno interiori e spirituali, piú materiali ed estrinseche. I tragici greci cercarono lo straordinario e ilmaravi-