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(3423-3424-3425) | pensieri | 379 |
esser cantate, si sa poi ch’erano delle piú triviali ed insipide. Tutto il diletto era dunque originato dalla voce della cantante, cioè dalle qualità d’essa voce che piacciono naturalmente agli orecchi umani, tutte indipendenti dalla convenienza: straordinaria dolcezza, flessibilità, rapidità, estensione ec., voce canora, sonora, chiara, pura, penetrante, oscillante, tintinnante, simile alle corde o ad altro istrumento musicale artefatto ec. ec.
Con queste osservazioni non farà maraviglia che i barbari e anche gli animali sieno tanto dilettati dalla nostra musica, benché non assuefatti alle nostre melodie, e quindi non capaci di conoscere né di sentire quello che noi chiamiamo il bello musicale. Non sono le melodie in se, né la loro novità, che producono in essi il (3424) diletto: sono gl’istrumenti e le voci, che presso noi sono raffinate e perfette, queste coll’esercizio, coll’arte ec., quelli colle tante invenzioni e perfezionamenti ec. Alla perfetta qualità di questi organi unita l’arte di adoperarli perfettamente, cioè di trarne de’ suoni piú grati ec. che non ne trarrebbe chi non avesse alcun’arte; unitavi di piú l’arte di accordare insieme questi organi nel modo ch’é naturalmente il piú grato agli orecchi (come l’arte di mescolare e temperare i sapori); ne risulta una dolcezza ec. che a’ barbari riesce affatto nuova, e che perciò produce in essi un piacer sommo ed effetti mirabili; piacere ed effetti che niente hanno da far col bello, perché niente colla convenienza, se non con quella ch’é relativa alla naturale disposizione degli orecchi, e che tanto appartiene al bello, quanto la grata mescolanza de’ sapori, ch’é una convenienza dello stessissimo genere dell’armonia musicale. Con queste osservazioni si spiegheranno ancor bene, e meglio che in alcun altro modo, moltissimi (3425) de’ miracoli della musica antica, massime quelli che si raccontano delle nazioni o de’ tempi piú rozzi, come di Saule e Da-