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pensieri |
(3408-3409-3410) |
guaitaliana medesima che abbiam per le mani, si possano comporre insieme, o adoperare per se stesse, le sue parole, frasi ec.1 Noi dobbiamo pescare in esse lingue, non latinismi, grecismi, ec. ma, per dir cosí, voci e forme e frasi italiane non per anche usate; delle quali esse lingue abbondano. Studiandole (siccome strettissimamente affini alla nostra, alla sua indole) ec., noi ci avveggiamo (3409) che l’italiano può adoperare un tal modo, forma, voce, significazione, ch’e’ non ha mai adoperato; la può adoperare, non perché latina, greca, spagnuola, ma perché conforme all’indole dell’italiano stesso, perché questa lingua per se medesima, e tale qual ella è n’é capace; perché appunto adoperata nell’italiano, non parrà né latina, né greca, né spagnuola, ma parrà e sarà subito italiana (cioè sarà intesa subito, cadrà naturalmente o dovunque o in certi tali generi o luoghi ec. ec.). Fatta questa scoperta, e avvedutici di questa verità, della quale senza lo studio di quelle lingue non avremmo avuto alcuna notizia, noi introduciamo nell’italiano quella tal frase ec. da niuno ancora usata, e che noi, se la lingua latina ec. non ce l’avesse mostrata, non avremmo potuto concepire e immaginare e inventare da noi medesimi e mediante la sola cognizione della nostra lingua, se non per caso.2 Cosí quelle lingue ci somministrano copiose novità, che non sono né latinismi né grecismi ec., ma italianismi o nuovi o rari, e questi bellissimi e utilissimi, e insomma degnissimi d’entrare in uso. Nello stesso modo che sono italianismi, (3410) e degnissimi d’entrare in uso, infiniti vocaboli, locuzioni (significati) e forme nuove, che l’abile e giudizioso e ben perito
- ↑ Questo viene a essere, se cosí vogliamo chiamarlo, un latinizzare, grecizzare ec. l’italiano, ma affatto insensibilmente e indistinguibilmente dall’italianizzare; un latinizzare non diverso dall’italianizzare ec.
- ↑ Vedi p. 3738.