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342 pensieri (3362-3363-3364)


gare; massime se in questi casi si vegga, come spessissimo e forse le piú volte si vede, che la lingua italiana o spagnuola, seguendo la propria analogia, segue ancor quello che sarebbe stato secondo la vera analogia della lingua latina, sebben questa, per ciò che noi ne conosciamo, in moltissimi di questi casi non segua essa analogia sua propria, ma sia anomala e  (3363) irregolare. Laonde non sarà da disprezzarsi il testimonio che da’ participii regolari italiani o spagnuoli si volesse trarre a provare che anche la lingua latina avesse i participii analoghi a questi (benché a noi sconosciuti), e da cui questi sieno derivati. Per esempio; dall’italiano veduto io potrò non vanamente dedurre il latino viditus che sarebbe appunto il regolarissimo latino, siccome quello è il regolarissimo italiano. Massime che siccome in latino visus anomalo, cosí trovasi ancora in italiano e in ispagnuolo l’anomalo visto, in cui queste lingue lasciano la loro analogia per seguire, non già l’analogia, ma l’anomalia della lingua latina. Veggasi la p. 3032. segg. e in particolare la p. 3033, margine. Similmente si può discorrere della lingua francese. E generalmente osservando, si vedrà che quanto ai participi passivi, quello ch’è o sarebbe regolare nelle lingue figlie (salve le solite e regolari modificazioni, cioè delle desinenze, dell’i vòlto in u nell’italiano, come a p. 3075 e altre tali) è o sarebbe altresí regolare nel latino (5 settembre 1823).  (3364)


*   Il subito passaggio dal grave, serio, lento, malinconico, passionato, raccolto e, come si dice, dall’adagio (s’io non m’inganno) all’allegro, all’accelerato, al dissipato, all’ étourdi ec. ec. tanto usitato nella nostra musica, anzi proprio di quasi tutte le nostre arie ec., non solo non ha fondamento alcuno nella natura, ma anzi è generalmente contrarissimo alla natura, nella quale niente v’ha di subitaneo, e molto manco il