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ancor molto dopo da non pochi, era stata e fu stimata unica capace di tal grado. E quest’opera classica non fu solo poetica, ma, come i poemi d’Omero, abbracciò espressamente tutto il sapere di quella età, in teologia, filosofia, politica, storia, mitologia ec. E riuscí classica, non rispetto solamente a quel tempo, ma a tutti i tempi e tra le primarie; né solo rispetto all’Italia ma a tutte le nazioni e letterature. Senza un tale esempio ed ardire, o s’ei fosse riuscito men fortunato e splendido, e se quell’opera pel suo soggetto fosse stata meno universale, e meno appartenente, per cosí dire, a ogni genere di letteratura e di dottrina; si può, se non altro, indubitatamente credere che sí l’Italia sí l’altre nazioni avrebbero tardato assai piú che non fecero a innalzare le lingue proprie e moderne al grado di lingue illustri, e quindi a formarsi delle letterature proprie e  (3340) moderne e conformi ai tempi, e quindi lo spirito e il carattere nazionale, moderno, distinto, determinato ec. Dante diede l’esempio, aprí e spianò la strada, mostrò lo scopo, fece coraggio e col suo ardire e colla sua riuscita agl’italiani: l’Italia alle altre nazioni. Questo è incontrastabile. Né il fatto di Dante fu casuale e non derivato da ragione e riflessione, e profonda riflessione. Egli volle espressamente sostituire una lingua moderna illustre alla lingua latina, perché cosí giudicò richiedere le circostanze de’ tempi e la natura delle cose; e volle espressamente bandita la lingua latina dall’uso de’ letterati, de’ dotti, de’ legislatori, notari ec., come non piú convenevole ai tempi. Il fatto di Dante venne da proposito e istituto, e mirò ad uno scopo, e il proposito, l’istituto e lo scopo quanto spetta al nostro discorso1 (siccome eziandio la scelta e l’uso de’ mezzi),

  1. Perocché anche altri istituti egli seguí, ed altri fini si propose, tutti bellissimi e savissimi, ma che non appartengono al nostro proposito.