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302 pensieri (3297-3298)

superano, ordinariamente parlando, gli uomini, gli antichi, i selvaggi, i villani e cosí discorrendo. Conforme appunto alle cose dette nelle succitate pagine.

Ond’é che le donne, in quanto piú deboli e bisognose d’altrui, sieno meno misericordiose e benefiche degli uomini; in quanto di corpo e d’animo piú delicate, al contrario. Ma in ciò quelle qualità, cioè la debolezza e il bisogno, credo che ordinariamente prevagliano e sieno di maggiore e piú notabile effetto che queste, cioè la delicatezza e simili. Onde, tutto insieme compensato, le donne sieno in verità, generalmente e per natura, piú egoiste, e quindi meno misericordiose (massime in quanto alla compassione efficace) e meno benefiche degli uomini. Perocché molto maggior parte ha nella beneficenza, nella disposizione e nell’atto del sacrificar se stesso, e nell’esclusione dell’egoismo, l’intensità, la forza, l’abbondanza della vita, e quindi dell’amor proprio, che la delicatezza e raffinatezza dell’animo disgiunte dalla forza ed energia ed attività ed interna vivace vita del medesimo. E ciò non pur negli uomini rispetto  (3298) alle donne, ma generalmente in chi che sia, rispetto a chi che sia.1 (28 agosto 1823). Vedi p. 3314.


*    Circa il verbo pascito, e il regolare e primitivo participio di pasco ch’egli dimostra, cioè pascitus, poi contratto in pastus, vedi Forcellini in fine di Compesco, ch’é un composto di Pasco (29 agosto 1823).


*    Distito da disto, dimostrerebbe il suo participio distatus o il supino distatum, se però quel continuativo o frequentativo è vero. Il supino statum di sto è noto. Del resto veggasi la p. 3848 (29 agosto 1823).

  1. Secondo questi discorsi una donna vecchia, massime vivuta nella gran società, dev’essere la piú egoista persona umana (per natura, e regolarmente parlando) che possa concepirsi.