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260 | pensieri | (3230-3231) |
facoltà di giudicare, la qual facoltà, che in altri arriva a maggiore in altri a minor grado, è poi per essi cagione del diletto che provano nell’udir musiche; giudizio e diletto determinato, dettato e cagionato, non già dalla natura primitiva e universale, ma dall’assuefazione accidentale e varia secondo i tempi, i luoghi e le nazioni. (3231) Io di me posso accertare che nel mio primo udir musiche (il che molto tardi incominciai) io trovava affatto sconvenienti, incongrue, dissonanti e discordevoli parecchie delle piú usitate combinazioni successive di tuoni, che ora mi paiono armoniche, e nell’udirle formo il giudizio e percepisco il sentimento della melodia.
Né piú né meno accade nella pittura, scultura, architettura. Senz’alcuna cognizione della teoria, né della pratica immediata dell’arte, a forza di veder dipinti, statue, edifizi, moltissimi si formano un giudizio e una facoltà di gustare e di provar piacere in tal vista e nella considerazione di tali oggetti, la qual facoltà non aveano per l’innanzi, e si acquista appoco appoco per mezzo dell’assuefazione, la quale determina in questi tali (e sono i piú che parlino di belle arti) l’idea delle convenienze pittoriche ec. del bello ec. e quindi anche del brutto ec., col divario che il soggetto della pittura e scultura si è l’imitazione degli oggetti visibili, della quale ognun vede la verità o la falsità, onde le idee del bello e del brutto pittorico e scultorio, in quanto queste arti sono imitative, è già determinata in ciascheduno prima dell’assuefazione Non cosí nell’architettura e nella musica, meno imitative, e questa imitativa di cose non visibili ec. Cosí discorrasi in ordine alla poesia ed al gusto e giudizio che l’uomo se ne forma e n’acquista ec.
Nel detto modo si formano i mezzi intendenti, piú o meno capaci di giudicare e quindi di provar diletto nelle composizioni musicali, cioè che piú o meno hanno udito e riflettuto in questo genere e po-