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(3120-3121-3122) | pensieri | 195 |
altro, è destinata e ordinata quella improvvisa venuta d’Ettore in Troia, nel maggior fuoco della battaglia, e in tempo che può veramente parere inopportuno, intempestivo e imprudente), e che nell’une e nell’altre ei non trascorre, ma ci si ferma e ci si diletta, e raccoglie tutte le circostanze che possono eccitare e accrescere la compassione, e le sminuzza, e le rappresenta con grandissima arte e intelligenza del cuore umano. E il soggetto di tutte (3121) queste scene, dove l’animo de’ lettori è sommamente interessato, non sono altri che quegli stessi che Omero ha tolto a deprimere, i nemici de’ greci ch’egli ha preso ad esaltare. Né pertanto egli s’astiene dal volere a ogni modo far piangere sopra i troiani, e deplorare ai medesimi greci quelle sventure ch’essi avevano cagionate, del che egli nel tempo stesso sommamente li celebra.
Grande, caro, artifiziosissimo e poetichissimo effetto dell’Iliade, che Omero ottenne col duplicare espressamente e l’interesse e lo scopo e l’Eroe, che non si poteva ottenere altrimenti, che fu tutto invenzione ed opera di Omero, voglio dir l’unione e l’armonia di questi due interessi e fini contrarii, e il pensiero d’introdurli ambedue nel suo poema, e sostenerli congiuntamente fino all’ultimo, facendoli camminar sempre del pari. Con che oltre all’avere raddoppiato l’effetto del suo poema, interessando per l’una parte l’immaginazione, per l’altra il cuore; (3122) oltre all’aver potuto congiungere l’interesse che deriva dalla virtú felice con quello che deriva dalla virtú sventurata (il che non si poteva fare se non dividendo i soggetti dell’una e dell’altra, perocché, accumulando l’una e l’altra in un soggetto solo e facendo che di sventurato divenisse felice, o di felice terminasse nella sventura, l’uno e l’altro interesse sarebbe stato imperfettissimo e debolissimo, e distruttivo l’uno dell’altro, per modo che, finita la lettura, l’un solo di essi sarebbe rimasto come accade, per