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438 pensieri (2797-2798-2799)

né gustate, neppur sentite dagli stranieri, che non sono assueti a scrivere in quella tal lingua, o non sono assueti a scriverla bene, il che è tutt’uno; e quindi elle sono tutte gittate per gli stranieri, e tutte inutili alla gloria dello scrittore riguardo agli esteri. Ma quanta parte dello stile è quasi tutt’uno colla lingua! Anzi chi può veramente o gustare o giudicare dello stile di un’opera, non potendo della lingua? E si può ben dire che ogni lingua ha il suo stile o i suoi stili, che non si possono non che giudicare, appena ben concepire, se non si è in grado di giudicare e gustare quella tal lingua perfettamente, anzi di bene scriverla, perché neppure i nazionali gustano quegli stili se non sono sperimentati nello scrivere la propria lingua. Dunque neppure i pregi dello stile di un perfetto scrittore possono esser valutati dagli stranieri, e tanto  (2798) meno quanto egli è piú perfetto, divenendone i pregi del suo stile come oggetti finissimi che sfuggono interamente alle viste deboli e ottuse, laddove se essi fossero stati piú grossolani sarebbero potuti esser veduti. Ora quanta parte di un’opera è lo stile! Togliete i pregi dello stile anche ad un’opera che voi credete di stimare principalmente per i pensieri, e vedete quanta stima ne potete piú fare. Dunque gli stranieri non sono assolutamente in grado né di valutare né di gustare nessuna opera di un perfetto scrittore, nemmeno, se non imperfettissimamente, per la parte dei pensieri. Dunque tutta la vera piena e ragionata stima che si può far d’un perfetto scrittore si restringe dentro i termini della sua nazione. E tra’ suoi nazionali quanti sono che sappiano bene scrivere, e quindi ben gustarlo e valutarlo? Che cosa è dunque quella gloria per cui tanto ha sudato un perfetto scrittore, per cui ha forse speso in una sola opera tutta la vita? E quanto piacere ed a quanti procura questa tale  (2799) opera tanto lungamente e studiosamente travagliata e sudata a solo