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408 | pensieri | (2742-2743-2744) |
sto nesso già padrone dell’uso comune, e sottentrato in luogo di carattere distinto e non doppio (2743) ma unico, lo considerarono come tale, gli diedero un posto proprio nell’alfabeto greco tra i caratteri elementari e fissarono per regola che quel tal suono ps si esprimesse, come già da tutti si esprimeva, col ψ, e non altrimenti. Ed eccovi questo nesso, introdotto a principio dagli scrivani per fretta e per comodo, non riconoscendosi piú la sua origine, o anco riconoscendosi, ci viene nelle grammatiche antiche e moderne come un carattere proprio dei greci e come uno degli elementi del loro alfabeto. Lo stesso accadde allo ξ, che non è fenicio, introdotto come nesso per rappresentare due caratteri, cioè γς, o κσ, o χσ: e ciò per essere questi suoni frequentissimi nella lingua greca, siccome anche nella lingua latina, nel cui alfabeto pertanto ha pure avuto luogo questo medesimo nesso, considerato come carattere. In luogo del quale gli antichi greci scrivevano γσ, o κσ. Lo stesso dicasi (2744) del φ, carattere (originariamente nesso) che non si trova nell’alfabeto fenicio (perciocché il ף o פ è veramente il Γ, latino P, giacché l’F è il digamma eolico) e che fu introdotto invece del ΠΗ che si trova negli antichi monumenti greci, dove pur si trova il ΚΗ in vece del X, carattere non fenicio. Questi due suoni composti, anzi doppi, ph e ch, frequentissimi nella lingua greca, non si udivano nella latina. Dunque l’alfabeto latino non ebbe questi due segni. I tre caratteri ξ, φ, χ s’attribuiscono presso Plinio (VII, 56) a Palamede, aggiunti da lui all’alfabeto cadmeo o fenicio. Lo stesso dite dell’ω, che s’attribuisce presso il medesimo a Simonide ec.
Ne’ tempi piú bassi, moltiplicandosi le scritture, o piuttosto la necessità di scrivere in fretta per la scarsezza degli scrivani e del guadagno e di scrivere in poco spazio per la scarsezza della carta ec., e massimamente la negligenza e sformatezza e il cattivo gusto