(2740-2741-2742) |
pensieri |
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tici il ψ vale ancora βσ e φσ; ma essi lo deducono dalle inflessioni ec., come ἄραψ ἄραβος, ἄραβες ἄραψι ec. Non so né credo che rechino alcun’antica inscrizione ec.). Vedi p. 3080. Ora ecco come dev’esser nato questo carattere che distingue l’alfabeto greco dal fenicio. Nella lingua greca, (2741) per proprietà sua, è frequentissimo questo suono di ps; ed ogni lingua ha di questi suoni che in lei sono piú frequenti e cari che nelle altre. Gli scrivani adunque, obbligati ad esprimerlo bene spesso, incominciarono per fretta ad intrecciare insieme quei due caratteri πσ ogni volta che occorreva loro di scriverli congiuntamente. Da quest’uso, nato dalla fretta, nacque una specie di nesso che rappresentava i due sopraddetti caratteri; e questo nesso che da principio dovette conservare parte della forma d’ambedue i caratteri che lo componevano, adottato generalmente per la comodità che portava seco, e per la brevità dello scrivere, a poco a poco venne in tanto uso che occorrendo di scrivere congiuntamente il π e il σ, non si adoperava piú se non quel nesso, che finalmente per questo modo venne a fare un carattere proprio, e distinto dagli altri (2742) caratteri dell’alfabeto, destinato ad esprimere in qualunque caso quel tal suono: ma destinato a ciò non primitivamente, né nella prima invenzione o adozione dell’alfabeto greco e nella prima enumerazione de’ suoni elementari di quella lingua o della favella in genere; ma per comodità di quelli che già si servivano da gran tempo del detto alfabeto. Di modo che si può dire che questo carattere non sia figlio del suono ch’esso esprime, come lo sono quelli ch’esprimono i suoni elementari, ma figlio di due caratteri preesistenti nell’alfabeto greco, e quindi quasi nepote del suono che per lui è rappresentato. La grammatica e le regole dell’ortografia ec. non esistevano ancora. Venute poi queste, e prendendo prima di tutto ad esaminare e stabilire l’alfabeto nazionale, trovato que-