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382 pensieri (2693-2694-2695)

Pier Francesco Giambullari, nelle Prose Fiorentine par. 2, vol. II (Venezia, 1735, t. III, par. 2, p. 24, fine, 25) (17 maggio 1823). Vedi altresí Perticari Degli Scrittori del trecento, l. I, c. 13, p. 77, c. 16, p. 88, segg., c. ult., fine, p. 98, l. II, c. 9, p. 163.  (2694)


*   Formata una volta una lingua illustre, cioè una lingua ordinata, regolare, stabilita e grammaticale, ella non si perde piú finché la nazione a cui ella appartiene non ricade nella barbarie. La durata della civiltà di una nazione è la misura della durata della sua lingua illustre e viceversa. E siccome una medesima nazione può avere piú civiltà, cioè dopo fatta civile ricadere nella barbarie e poi risorgere a civiltà nuova, ciascuna sua civiltà ha la sua lingua illustre nata, cresciuta, perfezionata, corrotta, decaduta e morta insieme con lei. Il qual rinnuovamento e di civiltà e di lingua illustre, ha, nella storia delle nazioni conosciute, o vogliamo piuttosto dire nella storia conosciuta, un solo esempio, cioè quello della nazione italiana. Perché niuna delle altre nazioni state civili in antico sono risorte a civiltà moderna e presente, e niuna delle nazioni presentemente civili, fu mai civile (che si sappia) in antico, se non l’italiana. Cosí niun’altra nazione può mostrare due lingue illustri da  (2695) lei usate e coltivate generalmente (come può far l’italiana), se non in quanto la nostra antica lingua, cioè la latina, si diffuse insieme coi nostri costumi per l’Europa a noi soggetta, e fece per qualche tempo italiane di costumi e di lingua e letteratura le Gallie, le Spagne, la Numidia (che non è piú risorta a civiltà) ec.

Ma tornando al proposito nostro, siccome la Grecia, in tutta la storia conosciuta, è la nazione che per piú lungo tempo ha conservato una civiltà, cosí la lingua greca illustre è di tutte le lingue illustri conosciute nella storia antica o moderna, quella che