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350 | pensieri | (2641-2642-2643) |
sua purità; le quali due qualità sono quasi il medesimo, se non che la prima di queste due voci dice qualcosa di piú. Dell’antichità, dico, è conservatrice la lingua poetica, sí ne’ vocaboli, sí nelle frasi, sí nelle forme, sí eziandio nelle inflessioni o coniugazioni de’ verbi e in altre particolarità grammaticali. Nelle quali tutte essa conserva (o segue di tratto in tratto a suo arbitrio) l’antico uso, stato comune ai primi prosatori, e quindi sbandito dalle prose. Ed ha notato il Perticari nel Trattato degli Scrittori del Trecento che in tanta corruzione ultimamente accaduta della nostra lingua parlata e scritta lo scriver poetico s’era pur conservato e si conserva puro; il che fino a un certo segno, e massime ne’ versificatori (2642) che non hanno molto preteso all’originalità (come gli arcadici, i frugoniani ec., a differenza de’ Cesarottiani), si trova esser verissimo. Cosí fu nella lingua greca, che la poesia fu gran conservatrice delle parole, modi, frasi, inflessioni e regole e pratiche grammaticali antiche. Ond’ella ha una lingua tutta diversa dalla sua contemporanea prosaica. E ciò accade (parlo del conservar l’antichità e purità della lingua) accade, dico, proporzionatamente anche nelle poesie che non hanno lingua appartata, come la francese, e forse l’inglese. Se non altro, queste poesie sono sempre piú pure dello scriver prosaico appresso tali nazioni, rispetto alla lingua (15 ottobre 1822).
* Mania, smania, smaniare e lo spagnuolo mania e il francese manie, maniaque ec. dal greco μανία, μαίνομαι ec., cioè furor, furere ec., furore, frenesia ec. (22 ottobre 1822). (2643)
* L’amor della vita cresce quasi come l’amor del danaio, e, com’esso, cresce in proporzione che dovrebbe scemare. Perciocché i giovani disprezzano e prodigano la vita loro, ch’è pur dolce, e di cui molto