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(2630-2631-2632) pensieri 345

sorta di sensazioni, in sostanza però non viene a esser altro che una maggior capacità di dolore. Quindi è che necessariamente l’uomo sensibile, sentendo piú vivamente degli altri, e quel che l’uomo può vivamente sentire in sua vita non essendo altro che dolore, dev’esser piú infelice degli altri. Egli piú capace d’infelicità, e questa capacità non può mancar d’esser empiuta nell’uomo (5 ottobre 1822).


*   Ho detto altrove che il timore è la piú egoistica delle passioni. Quindi ciò ch’é stato osservato, che in tempo di pesti o di pubblici infortunii, dove ciascun teme per se medesimo, i pericoli e le morti de’ nostri piú cari non ci producono alcuno o quasi alcun sentimento (5 ottobre 1822).


*   Ho detto che gli scrittori greci hanno ciascuno un vocabolarietto a parte, dal quale  (2631) non escono mai o quasi mai, e nella totalità del quale ciascun d’essi si distingue benissimo da ciascun altro, e ch’esso vocabolario, massime ne’ piú antichi, è molto ristretto, e che la lingua greca ricchissima in genere non è piú che tanto ricca in veruno scrittore individuo; e tanto meno è ricca quanto lo scrittore è piú antico e classico, e quindi i piú antichi e classici si distinguono fra loro nelle parole e frasi piú di quel che facciano parimente fra loro i piú moderni, che son piú ricchi assai, ed abbracciano ciascuno una maggior parte della lingua, onde debbono aver fra loro piú di comune che gli antichi non hanno fra loro medesimi, come che le parole e frasi di ciascuno generalmente prese sieno tutte ugualmente della lingua.

Tutto ciò si dee specialmente intendere  (2632) delle radici, nelle quali gli antichi greci sono ristrettissimi, ciascuno quanto a se, e notabilmente diversi gli uni dagli altri, nella totalità del vocabolario delle