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(2034-2035-2036) pensieri 19

voce. Quindi adflictare significa azione o piú continuata o piú perfetta che adfligere. E dico piú perfetta perché mi par che talvolta i verbi continuativi abbiano forza di esprimere un’azione piú terminata, piú intera, piú compiuta di quella significata da’ positivi e  (2035) quindi piú continua, non quanto a se, ma quanto a’ suoi effetti. E che perciò vengano a dire quasi penitus... re. Vedi il luogo di Gellio nel Forcellini in vexo. La qual significazione conviene pure benissimo con la loro formazione da’ participii passati de’ verbi positivi, giacché il dire che uno, per esempio, fa distrutta una cosa, significa azione piú perfetta e terminata che il dire ch’egli la distrugge. Quello, includendo nel presente il passato, dimostra che il presente, ossia l’azione ch’esso denota, è tanto perfetta, ch’ella è già quasi fosse passata. Questo non ha altra forza che l’ordinaria del presente ec. Al qual proposito si può in qualche modo riferire il verbo francese complèter, formato anch’esso alla maniera de’ continuativi latini da completus di complere, il quale viene a dire completum facere, o far compiuto, (rendre complet, Alberti) e significa assai piú che il nostro compiere. Vedi p. 2039.

Del resto tutto ciò che in questo pensiero e in quello a cui questo si riferisce ho detto dell’azione o dell’atto, dico parimente  (2036) della passione e di ciò ch’é di mezzo fra l’azione e la passione, come il cadere, l’essere, lo stare e tutto ciò ch’é il soggetto de’ verbi neutri.

La ragione grammaticale che ho resa della formazione de’ verbi continuativi è applicabile ancora, per la loro parte, ai frequentativi. L’uno e l’altro genere di verbi io amo dunque, per le dette ragioni, chiamarli piuttosto formati da’ participii passati de’ verbi positivi che da’ loro supini, come sogliono fare ordinariamente (non però sempre) i grammatici. E quanto ai participii in us dei verbi neutri ne ho parlato altrove.