Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/282

270 pensieri (2487-2488-2489)

un tutt’uno e mutato il nome si muta decisamente l’idea, benché il nuovo nome significhi la stessa cosa? Splendido esempio ne furono i romani, esecratori del nome regio, i quali non avrebbero tollerato un re chiamato re, e lo tollerarono chiamato imperatore, dittatore ec., e dichiarato inviolabile (cosa nuova) col nome vecchio della potestà tribunizia. E che non avrebbero tollerato un re cosí detto, si vede. Perocché Cesare, il quale, bench’avesse il supremo comando, pur sospirava quel nome, non parendoli essere re, se non fosse cosí chiamato (e ciò pure per la sopraddetta qualità dell’animo nostro, bench’egli fosse spregiudicatissimo), fattosi  (2488) offerire la corona da Antonio ne’ Lupercali, fu costretto rigettarla esso stesso da’ tumulti ed esecrazioni di quel popolo già vinto e schiavo e che poi, chiamato di nuovo alla libertà, non ci venne. E gl’imperatori che furono dopo e che da principio (cioè finché il nome d’imperatore non fu divenuto anche nella immaginazion loro e del popolo lo stesso e piú che re) ebbero lo stesso desiderio di Cesare, non crederono che quel popolo domo si potesse impunemente ridurre a sostenere il nome di re, benché non dubitarono di fargli avere un re e di fargli tollerare ed anche amare la cosa significata da questo nome (22 giugno 1822).


*    Alla p. 2414, fine. Tutti gli uomini e tutti gli animali amano se stessi né piú né meno secondo la misura ed energia della loro vitalità. Quindi non mi par piú vero quel ch’io dico altrove, che la quantità dell’amor proprio sia precisamente uguale in ciascun vivente. Perocché le diverse specie di viventi e i diversi individui d’una medesima specie, e questi medesimi individui in diversi tempi e circostanze  (2489) hanno relativamente diverse somme di vitalità. Come altre specie hanno piú spiriti,