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16 | pensieri | (2028-2029-2030) |
gne, t. I, 1re part., ch. 18., p. 155, fine - 156. L’uomo del piú gran talento non va esente da questo bisogno, anzi con ciò solo può formarsi il talento, e senza ciò, come spessissimo accade, la maggior disposizione possibile, resta affatto infruttuosa ed ignota a quello stesso che la possiede, vale a dire che nessuna facoltà esiste primitivamente nell’uomo; neppur quella d’imparare che anch’essa bisogna acquistarsi (1 novembre 1821).
* Ho detto altrove che la natura par che abbia confidato a ciascun individuo la conservazione e la cura dell’ordine, della ragione, (2029) della giustizia, dell’esistenza ec. per ciò che spetta agli altri individui o alle altre cose esistenti; insomma la conservazione di tutta la natura e di tutte le sue leggi, anche dove o quando punto non ci appartengono, par che sia incaricata a ciascun individuo. Da questo nasce l’ira che noi proviamo nell’udire un misfatto, per esempio, un omicidio di persona a noi affatto ignota e posta fuori d’ogni nostra minima relazione, partito ec. e quando anche l’omicida si trovi nello stesso caso. Noi, e tanto piú quanto la nostra immaginazione è piú viva e il nostro sentimento piú caldo e quanto meno siamo corrotti e snaturati dalla fredda ragione, proviamo subito un vivo senso di odio verso il delinquente, un desiderio di vendetta, quasi che l’offesa fosse fatta a noi, un vivo piacere se intendiamo che è caduto nelle mani della (2030) giustizia e dispiacere s’egli è fuggito. Massime quando il racconto del misfatto per qualunque circostanza ci riesca vivo ec., e molto piú se il misfatto accade in nostra presenza ec. Un eccesso di energia pone anche l’uomo in desiderio di vendicare il misfatto da se, quando anche non gli appartenga né l’interessi in nessunissima parte. Da ciò nasce che il popolo, spargendosi la fama di qualche notabile delitto, è sempre decisamente contento della cattura del reo, la desidera, l’applaude