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258 | pensieri | (2466-2467-2468) |
(massime piú anticamente, ché nel cinquecento la maggior dottrina dava un poco piú di regola) le parole italiane o non latine in modo latino, (2467) o le parole latine (italianate) in modo non latino e non conveniente all’italiano, come con lettere non italiane che in quelle tali parole non ci andavano neppure in latino: per esempio ymago o ymagine ec. Effetto dell’ignoranza in cui si era anco riguardo al latino e alla sua buona ortografia (quando infatti non si sapeva di gran lunga bene né pur la lingua latina e i codici poi erano scorrettissimi ec. e pochi confronti s’eran potuti fare ec.) o del cattivo modo di scriver latino a quei tempi e dell’imperfezione e infanzia dell’ortografia nostrale. Queste osservazioni serviranno a spiegare il perché, per esempio, nella lingua francese le imperfezioni dell’ortografia molte volte non paia ch’abbiano a far niente coll’ortografia latina, scrivendosi malamente anche delle parole non venute dal latino; e altre venute dal latino scrivendosi in maniera discordante cosí dalla buona ortografia latina, come dalla pronunzia francese. Intendo parlare delle parole francesi ch’erano in uso anche anticamente, perché le piú moderne, di qualunque origine siano, già si sa che nello scriverle s’é seguito il costume di quella tale imperfetta ortografia ch’era già stabilita. Ma la prima causa di questa imperfezione fu, secondo me, quella che ho detta, (2468) cioè la cattiva, indebita e puerile applicazione dell’ortografia latina (anch’essa in gran parte falsa e mal conosciuta, come anche la lingua latina, e cattiva) all’ortografia volgare (10 giugno 1822).
* Nelle annotazioni alle mie Canzoni (Canzone VI, stanza 3, verso 1) ho detto e mostrato che la metafora raddoppia o moltiplica l’idea rappresentata dal vocabolo. Questa è una delle principali cagioni per cui la metafora è una figura cosí bella, cosí poetica, e anno-