Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/269

(2465-2466) pensieri 257

parte di questi difetti e di queste inutilità. Similmente la ç, o zedilla, è un elemento inutile e produce confusione e varietà dannosa ec. ec. (6 giugno, dí del Corpus Domini, 1822).


*    I greci θεῖος, gli spagnuoli tio, gl’italiani zio, esprimendo questi col Z, quelli col T, il suono del t aspirato, che né gli uni né gli altri hanno. Donde questa parola cosí necessaria e usuale e volgare in tutti i linguaggi e usualissima e volgarissima nello spagnuolo e nell’italiano, donde, dico, e per qual mezzo può esser passata dal greco a questi volgari moderni, se non per mezzo del volgare latino, non trovandosi nel latino scritto? L’avranno forse presa gli spagnuoli e gl’italiani dal greco moderno o da quello de’ bassi tempi (non si saprebbe con qual mezzo) e avrebbe potuto divenir usuale e volgarissima e scacciar la parola antica,  (2466) una parola forestiera significante una cosa che tuttogiorno s’era nominata e si nomina? E siccome si potrebbe dubitare che alcune o tutte queste parole ch’io dimostro uniformi nel greco e ne’ nostri volgari ci fossero derivate per mezzo del francese ne’ bassi tempi, e il francese l’avesse avute dalle colonie greche state anticamente in Francia ec., del che ho discorso altrove, notate che questo θεῖος si trova in tutti i volgari derivati dal latino, fuorché appunto nel francese che da avunculus dice oncle. Oltre che la qualità della cosa significata da questa voce non permetterebbe, come ho detto, ch’ella fosse passata cosí tardi e potuta stabilirsi ne’ nostri volgari in luogo dell’antica denominazione, se questa, cioè, non fosse antica e antichissima. Vedi però il Forcellini il glossario, i dizionari francesi e. (8 giugno 1822), Vedi anche calare, a cui la Crusca pone per greco χαλᾶν (9 giugno 1822).


*    Alla p. 2462, principio. Si scrivevano ancora