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(2455-2456) | pensieri | 251 |
* Alla p. 2451. L’Alfieri fu arditissimo e frequentissimo formatore di parole derivate o composte nuovamente dalle nostrali, e sebbene io non credo ch’egli facendo questo avesse l’occhio alla lingua greca, nondimeno questo suo costume dava alla lingua italiana una facoltà e una forma similissima materialmente all’una delle principalissime e piú utili facoltà e potenze della lingua greca. Io non cercherò s’egli si servisse di questo mezzo d’espressione colla misura e moderatezza e discrezione che si richiede, né se guardasse sempre alla necessità o alla molta utilità, né anche se tutti i suoi derivati e composti o se la maggior parte di loro sieno ben fatti. Ma li porto per esempio acciocchè, considerandoli, si veda piú distintamente e per prova quante idee sottili o rare o non mai ancora precisamente significate, quante cose difficilissime e quasi impossibili ad esprimersi in altro modo (anche con voci forestiere), si esprimano chiarissimamente e precisamente e facilmente con questo mezzo, senza punto uscire della lingua nostra e senza quindi nuocere alla purità. Certo (2456) é che quando l’Alfieri chiama il Voltaire Disinventore od inventor del nulla, (vere principali e proprie qualità ed attributi della sapienza moderna), quel disinventore dice tanto e tal cosa, quanto e quale appena si potrebbe dire per via d’una lunga circollocuzione o spiegare e sminuzzare pazientemente, stemperatamente e languidamente in un periodo (3 giugno 1822).
* La religion cristiana fra tutte le antiche e le moderne è la sola che o implicitamente o esplicitamente, ma certo per essenza, istituto, carattere e spirito suo, faccia considerare e consideri come male quello che naturalmente è, fu e sarà sempre bene, anche negli animali, e sempre male il suo contrario; come la bellezza, la giovanezza, la ricchezza ec. e fino la stessa felicità e prosperità a cui sospirano e