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pensieri |
(2406-2407-2408) |
in queste gli uomini son sempre mascherati e d’apparenze lontanissime dalla sostanza e dai caratteri loro individuali; oltre che sono tanto piú lontani dalla natura e dal vero carattere generale dell’uomo, e lo sono, non solo per finzione, ma anche per carattere acquisito; il principale è che son tutti appresso a poco d’una forma, sí ciascuno di essi, come ciascuna di tali società rispetto alle altre. Laonde, veduto e conosciuto un uomo solo, si può dir che tutti, poco piú poco meno, sieno veduti e conosciuti. Al contrario di quel che succede nelle città piccole e nella piccola società, dove non è individuo che non offra qualche nuova scoperta circa le qualità di cui la natura umana è capace Maggior varietà si trova fra questi tali uomini che nelle stesse campagne o fra’ selvaggi, o non inciviliti ec., (2407) perché gli uomini affatto o quasi affatto incólti sono abbastanza vicini alla natura, ch’é una qualità e un tipo generale, per rassomigliarsi moltissimo scambievolmente, mediante la stessa natura. Questi sono simili fra loro, quelli che sono perfettamente o quasi perfettamente cólti si può dir che sieno uguali gli uni agli altri, in virtú dell’incivilimento che tende per essenza ad uniformare. Lo stato di mezzo è il piú vario, il piú suscettivo di diverse qualità e il piú conformabile secondo le circostanze relative e individuali. Queste osservazioni si possono estendere e distinguere in diversi modi. Per esempio, si conosce assai meglio la natura umana e la sua capacità di forme, esaminando un uomo volgare, che un dotto, un filosofo, uno esperimentato negli affari o vissuto nel gran mondo ec. ec.; assai meglio esaminando il carattere di una società piccola, che d’una grande; assai meglio esaminando una nazione non perfettamente cólta, che una perfettamente civile (spagnuoli, tedeschi-italiani-francesi); assai meglio esaminando lo spirito di quella tal nazione civile o delle sue parti, lontano dalla capitale o dal centro (2408) della società