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162 | pensieri | (2311-2312) |
sopra e se avrete niente di spirito filosofico, vedrete quanto sia naturale e probabile che siccome ne homo, cioè nemo, vuol dire nessuna persona, cosí ne hil cioè nihil volesse dire primitivamente nessuna materia, cioè nessuna cosa (vedi p. 2309, mezzo e i miei vari pensieri sulla necessaria e somma materialità di tutte le primitive lingue e di tutte le primitive idee umane, anzi non pur delle primitive, ma di tutte le idee madri ed elementari); ovvero non materia, non cosa, cioè, insomma, e formalmente ed espressamente, nulla (cosí i greci οὐδὲν neque unum ec. non quidquam μηδὲν,οὔτι,μήτι ec.)
Non vi par ella naturalissima questa etimologia? Non vi par dunque probabilissimo che l’antico e quasi ignoto hilum volesse dir materia e fosse tutt’una radice con ὕλη e silva adoprata pur essa in senso di materia? Non è chiaro che l’um in hilum non è radicale ma declinabile ec., e per conseguenza la radice è solamente hil, massime che da hilum abbiamo nihil e nil, parole inverisimili (2312) e strane e mostruose se fossero un’apocope ec.? Non abbiamo dunque probabilmente trovato in realtà nell’antichissimo latino la semplicissima radice di silva, di ὕλη ec.?
Osservate che in questo caso si renderebbe verisimile che il primitivo e proprio senso di ὕλη silva ec., fra quelli ch’essi realmente hanno, fosse quello di materia.
Non so se possa fare al caso l’osservare che noi diciamo filo per nulla, il che potrebbe derivare non da filum, ma da hilum, mutato l’h in f, come viceversa gli spagnuoli, onde appunto per filum dicono hilo. E ricòrdati di quanto ho detto circa l’antica proprietà della f, cioè di essere aspirazione. Del resto vedi la Crusca, il glossario, i dizionari francese e spagnuolo ec. e il Forcellini in filum, se avesse nulla (30 dicembre 1821).