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154 | pensieri | (2296-2297-2298) |
una stanza a camminare dentro due linee in uno spazio di un palmo e mezzo, ed anche meno, non è capace di farlo, senza neppur pensare di squilibrarsi? (eccetto il caso che vi pensino, per qualche circostanza che li metta o nel puntiglio o nella necessità ec. di non isquilibrarsi; perocché allora correranno parimente rischio di patirlo). Or ponete che questo medesimo spazio sia una trave o una tavola posta a modo di ponte sopra un altissimo precipizio o sopra un fiume, senza ripari né appoggi da veruna parte. Quanti sono coloro che non si fiderebbero di passarvi, o passandovi perderebbero l’equilibrio o correrebbero piú volte vicinissimo rischio di perderlo! E pure a questi medesimi non manca né la facoltà nè (2297) l’abito giornaliero di far tutto quello che bisogna perché quel passaggio non faccia loro alcun male; cioè l’abito di camminare allo stessissimo modo tuttogiorno senza punto squilibrarsi, quando lo squilibrarsi non è pericoloso (27 dicembre 1821).
* Alla p. 2238. I preliminari di questo pensiero si applichino a quello che segue ora, perocché, quanto a stinguo, esso non è aferesi di exstinguo, ma la radice del medesimo e di restinguo ec.: altrimenti si direbbe extinguo e allora stinguo sarebbe per aferesi.
Quindi si può congetturare che quelli fra tali composti i quali da’ buoni latini si scrivevano non colla ex ma colla semplice e, come enervare, e che in italiano (cosí se in francese o spagnuolo) cominciano colla s impura, come snervare, si pronunziassero volgarmente colla ex, cioè exnervare ec. (2298) I latini scrittori a’ buoni tempi solevano in tali composti servirsi della preposizione e (tralasciando l’x) avanti il b, il d, la f, il g, la l, la m, la n, la r, il v. Io credo che il volgo latino avanti a queste medesime lettere dicesse ex, per esempio exbibo,exfodio, exgregius, exmoveo, exnervo (come ho detto), exrogare, exveho, invece di ebibo, ef-