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(2264-2265) pensieri 137

sto medesimo non dimostra dunque evidentemente la non esistenza di una morale eterna, assoluta, antecedente (il cui dettato non avrebbe il divino legislatore potuto mai preterire d’un apice); e che essa, come ha bisogno di adattarsi alle diverse circostanze e delle nazioni e de’ tempi (e delle specie, se diverse specie di esseri avessero morale e legislazione), cosí, per conseguenza, da esse dipende e da esse sole deriva? (20 dicembre 1821).


*    Suole la lingua italiana de’ nomi sostantivi retti dalla preposizione con servirsi in modo di avverbi, come con verità per veramente, con gentilezza per gentilmente, con effetto per effettivamente, con facilità per facilmente (Casa, lettera 43, di esortazione). Molto piú questa facoltà è adoperata dalla lingua spagnuola (dalla quale, almeno in parte, ell’è forse derivata nell’italiana). Tale usanza  (2265) è poco o niente familiare ai latini, anzi si può giudicare quasi barbara in quella lingua. E nondimeno io son persuaso ch’ella fosse solenne al volgare latino. Eccovi Orazio, III, 29, Carm., v. 33 seqq.

                           cetera fluminis
     Ritu feruntur, nunc medio alveo
     cum pace (cioè pacificamente) delabentis Etruscum
     In mare, nunc lapides adesos ec.

Il qual esempio, non portato dal Forcellini, credo che difficilmente troverà il simile negli scrittori latini. Nel Forcellini non trovo alla voce Cum cosa che faccia al proposito, se non forse il § Aliquando redundare videtur. Vedilo, e l’Appendice se ha nulla, e il glossario e i comentatori di Orazio. Solamente trovo nel Forcellini in Pax, alquanto sopra la fine, un esempio di Livio citato, e un altro accennato, dove si legge cum bona pace, e potrebbe riferirsi al mio pro-