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116 pensieri (2225-2226-2227)

continuativo. Ponete invece videre o visitare e sentirete subito la differenza del positivo e del frequentativo dal continuativo. 1Lo stesso dico di questo luogo di Orazio (Od. 31, l. I, v. 13 seqq.): Dis carus ipsis: (parla del mercante) quippe ter et quater Anno revisens (cioè solito di rivedere  (2226) ogni anno: che ha che far questo col frequente? o col positivo? ec.) aequor Atlanticum Impune. Ponete revidens, se potete. Come potrebbe reggersi in tal luogo questo participio presente, se fosse o positivo o frequentativo? e se non volesse dire solito di ec., ed esprimere consuetudine, la quale è presente in ciascun momento su cui possa cadere la parola o la frase?

Del resto, come plectere chi sa che non sieno continuativi anche flectere, nectere, pectere (da ήχω) e tali altri. Ma esamina meglio la cosa e vedi il Forcellini. Vedi anche texere (5 dicembre 1821).


*    Alla p. 2019, margine - fine. Abbiamo pure pattuire (corrottamente pattovire, come continovo ec.), il qual verbo non è già da pactum i sostantivo né da pactus participio, dai quali avremmo fatto pattare (abbiamo anche questo infatti, ed impattare; vedi i dizionari spagnuoli), ma dal sustantivo pactus us, di cui vedi nel Dufresne pactibus da Plauto,  (2227) nella Cistellaria (sebbene il Forcellini né l’Appendice non ne hanno nulla) e pactus (non so se i o us) di bassa latinità. E nota pertanto in questo moderno pattuire un chiaro vestigio, anzi un derivato dell’antico pactus us, manifesto nel luogo di Plauto (però vedilo) e obbliato poi dagli scrittori e dagli stessi vocabolaristi. Giacché il Forcellini non la mette neppure fra quelle de’ lessici antichi da lui scartate (5 dicembre 1821). Il

  1. Vedi pag. 2273, fine, e Virgilio, Georgiche, IV, 390, revisit; consideralo bene e provati di metterci il positivo o di pigliare revisit per frequentativo. Puoi anche vedere ib, 547, 553, e tal uso di questo verbo è ordinario negli scrittori.