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(2211-2212-2213) pensieri 109

delle idee, alla chiarezza e facilità dell’una e dell’altra, la familiarità, la pratica e l’uso di quella onnipotente  (2212) lingua (2 dicembre 1821).


*    Non si pensa se non parlando. Quindi è certissimo che quanto la lingua di cui ci serviamo pensando è piú lenta, piú bisognosa di parole e di circuito per esprimersi, ed esprimersi chiaramente, tanto (in proporzione però della rispettiva facoltà ed abitudine degl’intelletti individuali) è piú lenta la nostra concezione, il nostro pensiero, ragionamento e discorso interiore, il nostro modo di concepire e d’intendere, di sentire e concludere una verità, conoscerla, il processo della nostra mente nel sillogizzare e giungere alle conseguenze. Nella maniera appunto che una testa poco avvezza a ragionare piú lentamente tira da premesse evidenti e ben concepite e legate ec. una conseguenza parimente manifesta (il che accade tuttodí negli uomini volgari ed è cagione della loro poca ragionevolezza, della loro piccolezza, tardità nell’intendere le cose piú ovvie, piccolezza, volgarità, oscurità di  (2213) mente ec.) e nella maniera che la scienza e la pratica delle matematiche, del loro modo di procedere e di giungere alle conseguenze, del loro linguaggio ec. aiuta infinitamente la facoltà intellettiva e ragionatrice dell’uomo, compendia le operazioni del suo intelletto, lo rende piú pronto a concepire, piú veloce e spedito nell’arrivare alla conclusione de’ suoi pensieri e dell’interno suo discorso, insomma per una parte assuefà per l’altra facilita all’uomo l’uso della ragione ec. Quindi deducete quanto giovi la cognizione di molte lingue, giacché ciascuna ha qualche proprietà e pregio particolare, questa è piú spedita per un verso, quella per un altro, questa è piú potente nella tal cosa, quella in tal altra, questa può facilmente esprimere la tale precisa idea, quella non può, o difficilmente. Egli è indu-