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(1260-1261) | pensieri | 41 |
una perfezione comparativa assai larga e molto meno stretta e precisa di quello che l’uomo e il vivente qualunque si figuri naturalmente; e non mai assoluta, perché assoluta non potrebb’essere se non in ordine al sistema intiero ed universale di tutte le possibilità. Questo pensiero ha bisogno di esser ponderato, svolto, dilatato e rischiarato (1 luglio 1821).
* A quello che altrove ho detto circa l’impossibilità di far bene quello che si fa con troppa cura, si può aggiungere quello che dice l’Alfieri nella sua Vita della matta attenzione ch’egli poneva a tutte le minuzie nelle sue prime letture e studi de’ classici; e quello che ci avviene, per esempio, nello studio delle lingue. Nel quale osservate che da principio per la somma attenzione che ponete a ogni menoma cosa, leggendo in quella tal lingua, vi riescono gli scrittori sempre, piú o meno, difficili. Laddove bene spesso, se si dà il caso che (1261) voi abbiate intralasciato per qualche tempo lo studio di quella lingua e perduto l’abito di quella minuta attenzione, ripigliando poi a leggere in detta lingua qualche pagina, e credendo di trovarci maggior difficoltà per l’interrompimento dell’esercizio, vi trovate al contrario molto piú spedito di prima. Cosí pure, senza averla intralasciata, ma solamente pigliando a leggere qualche cosa in detta lingua non con animo di studio o di esercizio, ma solo di passare il tempo o divertirvi, o in qualunque modo con intenzione alquanto, piú o meno, rilasciata. Cosí dopo avere o credere di aver già imparata quella lingua, quando leggiamo non piú come scolari, ma disinvoltamente e come semplici lettori. Nel qual tempo, trovando forse difficoltà reali maggiori di quando leggevamo per istudio, non ci fanno gran caso, né c’impediscono e trattengono piú che tanto, né ci tolgono una spedita facilità. Insomma, non si arriva mai a leggere speditamente una lingua nuova, se non quando