Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(1922-1923) | pensieri | 443 |
* Non può nessuno vantarsi di essere perfetto in veruna umana disciplina, s’egli non è altresí perfetto in tutte le possibili discipline e cognizioni umane. Tanta è la forza e l’importanza de’ rapporti che esistono fra le cose le piú disparate, non conoscendo i quali nessuna cosa si conosce perfettamente. Or siccome ciò che ho detto è impossibile all’individuo, perciò lo spirito umano non fa quegl’immensi progressi che potrebbe fare. E però certo che se non perfettamente, almeno quanto è possibile, è realmente necessario di esser uomo enciclopedico, non per darsi a tutte le discipline e non perfezionarsi o distinguersi in nessuna, ma per esser quanto è possibile perfetto in una sola. In ciò l’opinione del tempo è ragionevole. Chi almeno nella superficie non è uomo enciclopedico, non può veramente considerarsi (ed oggi non si considera) come gran letterato o insigne in veruna disciplina intellettuale. Massimamente poi bisogna (1923) essere enciclopedico dentro il circolo di quelle cognizioni ec. che, sebben separate e distinte, hanno maggiore e piú certo ed evidente rapporto e affinità colla disciplina da voi professata (15 ottobre 1821).
* Notate. L’uomo in assoluto stato di natura, il bambino, non differisce dagli animali (massime da quelli che nella catena del genere animale sono piú vicini alla specie umana), se non per un menomo grado ch’egli ha di maggior disposizione ad assuefarsi. La differenza è dunque veramente menoma e perfettamente gradata, fra l’uomo in natura e l’animale il piú intelligente, come fra questo e l’altro un po’ meno intelligente ec. Ma di menoma diventa somma coll’esser coltivata, cioè col porre in atto e in esercizio quella alquanto maggiore disposizione che l’uomo ha ad assuefarsi. Un’assuefazioncella ch’egli può acquistare, e l’animale no, perché alquanto meno