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426 | pensieri | (1890-1891-1892) |
simo, tutta l’autorità di qualunque scrittore che non fosse moderno; giacché non poteva uniformare quanto alla lingua se non i presenti coi presenti, e non i presenti cogli antichi, ch’era impossibile sí per se stesso, sí perché una lingua non ritorna antica, se ogni sorta di costumi e di opinioni ec. non ritorna antico e precisamente tal qual era.
Da questo spirito di società de’ francesi séguita che la loro lingua (per dirlo qui di passaggio) benché paia la meno soggetta a variare o corrompersi, stante le infinite circoscrizioni che la legano e determinano, è per lo contrario la piú soggetta che mai, non solo quanto alle parole e modi, ma pur quanto all’indole. Al detto spirito non può bastare di uniformare i moderni a’ moderni; la sua perfezione necessariamente tende ad uniformare senza posa i presenti co’ presenti. E siccome i costumi e le opinioni non istanno mai ferme (1891), né pertanto la lingua, cosí ogni novità che s’introduca sí in questa che in quelli, divenendo subito universale tra’ francesi, e passando in regola, la lingua de’ francesi e scritta e parlata deve cambiar sensibilmente e di capitale e d’indole, non dico ad ogni secolo, ma ad ogni dieci o 20 anni. Se poi v’aggiungerete la somma coartazione, unità ed intera definizione della lingua francese, la quale per necessità ripugna ad ogni novità, massime appartenente allo spirito della lingua, vedrete che da questa ripugnanza di qualità ne deve seguire una pronta e notabilissima e inevitabile corruzione universale, anzi tante corruzioni quanti sono i piccoli spazi di tempo in cui la loro lingua piglia co’ nuovi costumi nuove forme. Massimamente che la rapidità con cui si alterano i costumi e l’opinioni in Francia è molto maggiore che tutt’altrove, perché la marcia dello spirito umano, nazionalmente parlando, è piú rapida in quella nazione dove la società è piú stretta viva ed estesa. Ond’é che la lingua francese deve (1892) ben presto cam-