Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
414 | pensieri | (1869-1870) |
rienze di eccettuare ciascun caso particolare e ciascun individuo che abbia apparenza contraria alle sue teorie dalla regola generale; non conoscerà mai i rapporti della teoria colla pratica, di ciò ch’egli sa con ciò ch’egli esperimenta, o deve sperimentare; non saprà mai applicare la scienza alla pratica e, credendo fermamente di non doversi fidar di nessuno, non troverà mai nessuno del quale non giudichi conveniente e giusto il fidarsi. Puoi vedere in tali propositi l’avvertimento 23 (al. 26). del Guicciardini e la prima delle Considerazioni civili di Remigio Fiorentino sopra le Historie di F. Guicciardini
Cosí si verifica quello che ho detto, che la cognizione del mondo, la filosofia, lo stesso talento consiste in gran parte nell’abito e facoltà di non eccettuare, perché appunto esso consiste nella facoltà di generalizzare e in quella di applicare o di conoscere i rapporti che viene a coincidere con quella di generalizzare. (1870)
E secondo queste osservazioni si conosce come il filosofo non sia filosofo nella vita e nelle azioni, s’egli non guarda se stesso e i fatti suoi come quelli degli altri, s’egli non gli osserva dall’alto come quelli degli altri, se insomma non si spoglia dell’abitudine naturale di escluder se stesso e i fatti suoi dalla dottrina generale degli uomini e de’ fatti del mondo. Se il filosofo non è filosofo nella pratica e se i suoi principii non corrispondono alle sue azioni, il che accade tutto giorno; ovvero ogni volta ch’egli non è filosofo in questa o quell’azione o caso della vita, il che accade inevitabilmente spessissimo a’ piú stoici e cinici (cioè pratici) filosofi del mondo; egli non pecca per altro, se non perché in tali casi egli fa eccezione del particolare dal generale e non applica la dottrina e la teoria al caso pratico.
Queste osservazioni si possono applicare