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(1867-1868-1869) | pensieri | 413 |
ranno a condurlo a questi risultati, egli considererà quello che gli è accaduto e sempre gli accade come tante eccezioni, e per conoscer gli uomini avrà sempre bisogno di esperienze individuali su ciascuno, cosí che al fine della sua carriera non sarà meglio istruito che nel principio, le esperienze non gli serviranno mai nulla, il suo giudizio sarà sempre falso, le apparenze e le illusioni lo inganneranno sempre allo stesso modo. E cosí si verifica che la facoltà di generalizzare è quella che costituisce gran parte del talento.
Similmente il giovane istruito da’ suoi studi, dall’educazione ec., sulla natura degli uomini e sulla diffidenza che bisogna sempre (1868) averne, sarà veramente impossibile, che, quantunque persuaso di ciò, prima dell’esperienza applichi queste teorie alle persone che lo circondano, ch’egli ha da gran tempo conosciute, ch’é avvezzo o riguardar come buone, di cui non ha fatto alcuna prova sfavorevole e di cui non sa nulla in contrario. Sarà anche impossibile che le prime persone a cui si avverrà nell’entrare in carriera e colle quali avrà che fare egli le sottoponga, nella sua opinione, al rigore della teoria degli uomini che gli è stata insegnata. Insomma sarà impossibile che prima dell’esperienza egli non faccia sempre decisa eccezione dalla teoria generale in favore delle persone che gli appartengono, lo circondano, o con cui per prime s’incontra. Ma dopo due o tre esperienze, s’egli ha talento, termina di eccettuare, si persuade che il generale si avvera ne’ particolari, divien pratico degli uomini, le sue teorie applicate alla pratica gli servono effettivamente al saper vivere; ed egli non è piú capace d’illusioni individuali intorno agli uomini, siccome già da principio non era (1869) capace d’illusioni generali. Ma il giovane di poco talento, sebbene allo stesso modo istruito e persuaso, non lascerà mai dopo le piú chiare e replicate